Lui & Lei
Felicemente cornuto
di iltiralatte
07.08.2023 |
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"Fummo fortunati entrambi in quel senso, trovammo ambedue una buona occupazione … e continuammo a fare gli amici..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale. Conobbi Nadia alle scuole medie.
Io ero ancora un ragazzino che giocava agli indiani colle pistole ad acqua, lai aveva già avuto il primo mestruo e si interessava a tutti i maschietti che le ronzavano attorno.
Non so perché ma su circa 400 studentelli di cui almeno 200 maschi non considerasse unicamente me appartenente al “sesso forte”, e neppure all’altro in verità,
Per lei ero un qualche cosa di asessuato cui ricorrere per confidarsi quando qualche cosa le andava storto.
Eravamo amici, veramente amici, ed in quella veste venni a conoscenza dapprima dei suoi primi amorini e poi dei suoi amori quando imparò a divaricare le cosce.
-Che bello! (mi diceva) Peccato che tu sia un maschio. Avvertire un pene dentro di te, sentire i muscoli della vagina che si adattano a lui mentre quello comincia a frizionarti internamente! Ed infine avvertire con quegli stessi muscoli che lo avvolgono quelle contrazioni, quegli improvvisi ulteriori indurimenti di una cosa già dura di suo: è una sensazione impagabile. Peccato duri così poco! Sono certa che sia possibile prolungare la cosa, ma forse questi maschietti sono ancora bambini. Lasciamoli crescere!
Io la ascoltavo sempre pronto a consolarla quando, regolarmente, si accorgeva che il ragazzo di turno, oltre alla copula da lei non voleva proprio nulla.
Addirittura, più di una volta, Nadia di accorse che mentre la stava scopando lui pensava ad un’altra ragazza e stava usandola fingendo di chiavare con lei.
Regolarmente, in questi casi, era lei ad abbandonarlo interrompendo il coito per poi correre disperata a piangere tra le mie braccia.
Io, ancora ingenuo ma già innamorato di lei, la accoglievo in un affettuoso e la stringevo al mio cuore.
Avevo imparato a consolarla, sapevo quali parole dirle, come prospettarle nuove indistinte possibili felicità mentre le carezzavo i capelli.
A lei piaceva e mentre la pettinavo con le mie mani smetteva di piangere bevendosi tutto quello che le dicevo- Alla fine, rasserenata, mi dava un bacio sulla guancia.
-Grazie Elia, se non ci fossi tu bisognerebbe inventarti. Tu sei il miglior amico che una ragazza possa desiderare,
E felice andava a cercarsi qualcun altro che la scopasse.
Questa era lei, ed io? Beh anch’io avevo una ragazza, o pseudo tale, ma ben più durevole di lei.
Era Federica, la mano amica, che non mi abbandonava mai nella giornata e che mi consolava quando eravamo soli, io e lei, lontani da sguardi indiscreti.
Peccato non sapesse parlare, ma forse non avrebbe comunque avuto nulla da dire perché sapeva che, con lei, solo di sesso si poteva trattare, non certo d’amore.
In queste condizioni arrivammo fino al diploma, che superammo entrambi a pieni voti cercando poi una occupazione che ci permettesse da adulti, di mantenerci.
Fummo fortunati entrambi in quel senso, trovammo ambedue una buona occupazione … e continuammo a fare gli amici.
Nadia , col nuovo lavoro, trovò tanti nuovi colleghi maschi.
Naturalmente se li passò tutti ad uno ad uno e, tanto per cambiare la mia spalla era il suo piangitoio preferito.
Nonostante tutto io ero sempre più innamorato di lei.
Quando l’ultimo collega la ebbe scaricata: presi il coraggio non a 2, ma a 4 mani:
-Nadia, siamo amici da lunghissimo tempo, quanto sto per dirti potrebbe rovinare la nostra amicizia ma non resisto più.
-Cosa ti succede Elia? (con le solite lacrime agli occhi)
-Da quando ti conosco ti ho vista prima stuzzicare gli altri ragazzi, poi frequentarli ed infine scoparci assieme.
-Si, bel risultato vero? (e giù un singhiozzo ed un altro scroscio di lacrime)
-Eppure, accanto hai sempre avuto un ragazzo che ha avuto cura di te, che ti ha consolata, che ti ha amata in silenzio senza mai chiedere nulla in cambio.
-Tu? (sempre tra le lacrime)
-Proprio io, e ti ho da sempre osservata gettarti via, sciuparti con tutti senza mai minimamente prendere in considerazione me!
-Tu? Ma tu sei il mio amico, il mio compagno, il mio confidente!
-Dimmi un po’ il tuo uomo che doti dovrebbe avere secondo te?
-Beh, dovrebbe essere il mio migliore amico, il mio compagno ed il mio confidente.
La guardai in silenzio senza parlare.
-Sono proprio le tue doti (abbassando gli occhi e dimenticando le lacrime) Cosa vuoi dirmi? Stai proponendoti tu?
-Si Nadia, ho sofferto per anni vedendoti sempre con altri, ma ora non voglio soffrire più. Voglio che tu ti renda conto di appartenere a me, ed a me soltanto. Stai certa che io non ti scaricherò dopo aver soddisfatto le voglie del mio uccello!
-Povero Elia! (rispose mentre mi accarezzava una guancia) Anch’io ti voglio bene, e molto. Molte volte ho pensato a te, anche come amante, ma poi rinunciavo nella consapevolezza che avrei finito per perdere anche la tua amicizia ed io a te tenevo troppo!
-Perdere la mia amicizia? Impossibile! Il fatto che io abbia sopportato i tuoi 1000 amanti pur restando innamorato di te, dovrebbe garantirti a sufficienza sulle mie intenzioni.
-Amore, mi piacerebbe chiamarti così, c’è una cosa che non sai di me.
La guardai attento.
-Sin dall’adolescenza mio padre si accorse del fatto che, pur così giovane scopavo. Non mi fece scenate: era un uomo veramente eccezionale ma mi mise in guardia dai pericoli che correvo. Accortosi che io non gli avevo dato retta mi accompagnò da un medico, un sessuologo luminare del tempo.
-Già da allora, come ora, svalutazione di mé, tristezza, malinconia e depressione, irrequietezza facevano parte del mio carattere ed il sessuologo se ne accorse.
-Fece uscire mio padre dallo studio, poi mi fece spogliare e distendere sul lettino. Era un uomo esperto e sapeva bene come eccitarmi. Ero convinta che mi avrebbe scopata per cui allungai le mani per attirarlo a me cercando di spogliarlo. A questo punto lui si allontanò lasciandomi col pube in fiamme. Mi ordinò di rivestirmi e richiamò mio padre nello studio. A me restò solo quella sensazione, quella voglia. Anche ora che sto semplicemente parlandone con te quel ricordo lancia la mia voglia di fare all’amore.
-Sua figlia è soggetta ad una particolare forma di ninfomania. (disse) Mi spiace ma alle attuali condizioni della scienza medica non è curabile. Le spieghi bene come proteggersi e come non restare gravida, darle cure o imporle obblighi sarebbe assolutamente inutile e controproducente.
-Mio padre accettò in pieno il verdetto e da allora è sempre stato al mio fianco senza mai rinfacciarmi nulla.
Il racconto di Nadia era certi stato esauriente ma non era certo conclusivo.
-Io ti amo (le dissi) e tu hai appena affermato di amare me. Questo significa che io sono il tuo uomo e tu sei la mia donna.
-Se pensi al giuramento del matrimonio “In ricchezza e povertà, in salute e malattia” ti rendi conto che NOI effettivamente abbiamo un problema di salute, ma questo non è un valido motivo per abbandonarti a te stessa.
-Ma Elia! Forse non te ne rendi conto. Ammesso che io accetti di sposarti il giorno del nostro matrimonio potrei decidere, a causa della mia malattia, di andare a farmi scopare dal prete se questi fosse abbastanza porcello da propormelo.
-Lo capisco Nadia, spero non avvenga ma so di doverlo accettare. Del resto se devo esserti d’aiuto e sostenerti, non posso certamente alzare muri, imporre divieti o ritirarmi in disparte. Quando ti verrà la voglia di scopare qualcun altro avvertimi, in modo che io sappia cosa stai facendo, poi vai. Non attendere il mio permesso. Solo ti domando di ricordarti sempre che io ti amo e che sto soffrendo non perché in quel momento sei penetrata da un altro, ma per la tua mancanza al mio fianco, quindi appena puoi torna da me!
FINE?
Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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